La coppola siciliana
da segno distintivo di una classe sociale a emblema di una regione.
La Coppola Siciliana è il simbolo classico ed intramontabile della Sicilia. Solitamente nera con disegno tradizionale ha sempre rappresentato la Sicilia ed i suoi abitanti con le loro tradizioni, credenze e stili di vita.
Origini della coppola siciliana
Elemento distintivo e tradizionale dell’abbigliamento maschile siciliano sin dalla fine del 1800, la coppola è un berretto di panno dotato di una piccola visiera e di una cupola tendenzialmente piatta o a spicchi che adesso, o meglio dalla seconda metà del 1900.
L’origine di tale berretto è dubbia e si basa prevalentemente su due teorie: la prima sostiene che la sua origine sia inglese, la seconda che sia nostrana. Diverse documentazioni testimoniano la veridicità di entrambe le teorie. Per quanto concerne l’origine anglosassone vi sono testimonianze riguardanti la presenza di un berretto molto simile alla coppola, il cosiddetto flat cap (“berretto piatto” di lana), già a partire dal XVI secolo, la più rilevante tra queste è un atto del Parlamento del 1571 che imponeva l’uso di tale indumento a tutti i cittadini maschi di rango sociale medio basso (al di sopra dei 6 anni) durante le domeniche e le festività, questo per stimolare il traffico di lana in Inghilterra.
Fra il XIX e il XX secolo il flat cap, di fattura più pregiata, spopolò anche fra gli esponenti di ceto superiore che contribuirono alla sua diffusione verso gli Stati Uniti d’America, dove fu indossato in maniera democratica da persone di diversa età e di diversa estrazione sociale (il golf cap utilizzato per motivi di svago dai ricchi o il newsboy cap utilizzato dagli strilloni), ma anche verso la Sicilia, dove un certo numero di famiglie inglesi vi si stabilì alla ricerca di nuovi investimenti portando con se i propri costumi e i propri capi d’abbigliamento, tra i quali proprio il flat cap, che fu adottato immediatamente, per spirito di emulazione, e assunto come elemento distintivo dell’abbigliamento maschile tradizionale siciliano.
Per quanto questa prima teoria sembri plausibile non spiega la presenza del termine coppola nella lingua italiana già prima del XIX secolo, come per esempio all’interno del vocabolario napoletano del 1789 dove con il termine coppola si indicava una “biretta contadinesca” (ndr. berretto da contadino), comune in conseguenza a’ villani o all’interno del Cunto di Masaniello dove tale personaggio viene descritto con il testa la sua coppola rossa. Questi riferimenti però non identificano il genere di copricapo in questione, ma bensì sembrano richiamare per sinonimia il berretto o bonnetto come è evidente all’interno di un glossario di fine Ottocento dove tali termini vengono assimilati con il medesimo significato:
«Bonnetto – È il francese Bonnet: in italiano abbiamo Berretto. I Napoletani chiamano questo capo di vestito Coppola.»
Questa breve analisi contribuisce a sottolineare che il termine coppola, attribuito al significato attuale, si manifesta in Italia soltanto a partire dalla fine del XIX secolo rendendo quindi molto probabile l’origine anglosassone ma evidenziando, allo stesso tempo, che il concetto di coppola, in uso in Italia prima del XIX secolo, è storicamente slegato da quello del berretto piatto e allude semmai a una categoria di copricapi, i berretti civili, in uso di regola presso le massi popolari.
Realizzata oggi con materiali e tessuti diversi e di fattura persino bizzarra, la coppola sostanzialmente si suddivide in due principali modelli, coppola piatta, caratterizzata dall’assenza di cuciture sulla sommità e da una visiera quasi nascosta, e coppola a spicchi con visiera più sporgente, caratterizzata dalla presenza di una serie di triangoli assemblati al centro e fissati con una sorta di bottone.
Stereotipato all’estero come copricapo mafioso (Dicendo “coppola” ti salta in testa… E questa, scusa, è abitudine strana, soltanto la mafia, che è siciliana!) la coppola adesso, grazie ai vari marchi di moda che l’hanno portata sulle passerelle, è riuscita a scrollarsi di dosso questa brutta fama in quanto.
Poesia “Viva la coppola” di Renzino Barbera
Signore e signori, col Vostro permesso,
trascorsi tant’ anni non so perché adesso,
vorrei sfatare una sporca leggenda,
un luogo comune, che credo sia immondo.
Vorrei “sfiatare” quel pallone gonfiato
Che fa innalzare la mongolfiera
di chi, volando sulla Terra a me cara,
sorvola su tanta gente geniale
e passa sopra storie d’amore,
storie d’eroi, che uccidono il male…
e poi, sulla tomba, lasciano il fiore
della preziosa loro giovane vita.
Sorvola distratto, senza ammirare
Giardini irrigati con il sudore,
sorvola artisti, operai, artigiani…
e lascia cadere con candide mani,
del fango e per giunta non poco,
su chi ha in testa un copricapo
elegante, pulito, oppur consumato
dal tempo, lavoro o dal salutare
immagini sacre, amici, signore…
Mio caro pilota di mongolfiera
Dentro la “coppola”, hai mai pensato…
C’è stata la testa di Pirandello
E di Verga e di Sciascia il cervello?
Ma la portavano anche Gaetano,
Calogero e Nino, dei contadini,
che mi insegnaron, quand’ero bambino,
le semplici cose che manno arricchito:
“Sai perché, Lorenzino, il gelsomino,
un cosí piccolo e candido fiore
fa ineguagliabile, immenso odore?”
“Perché é un sospiro del Creatore!”
Allor, riflettendo, senza aver fretta,
dimmi a che pensi dicendo “bombetta”?
Ad un signore con giacca e cravatta…
Ad un inglese di stile perfetto!
Così come, e capisco il perché,
“paglietta” è Spadaio o Chevalier.
Dici “cilindro”? E vedi signori…
Anche se fabbricano mine e cannoni…
E il “basco”, invece, son Pirenei
E pensi a Nenni; ed altro mai!
Se dici “feluca”, caro aviatore,
vedi ammiragli ed ambasciatori.
Dici “berretto”? E pensi ai bambini,
ai militari oppure ai postini.
Vorrei sapere, allora, perché
Dicendo “coppola”…uno…due…e tre…
Ed a che pensi? Al Principe Carlo, a un vicerè?
Ad un elegante giocatore di golf,
che con la coppola, ha pure un gilet?…
O forse a “Francis”, il grande regista?…
Dicendo “coppola” ti salta in testa…
E questa, scusa, è abitudine strana,
soltanto la mafia, che è siciliana!
Protesta la coppola, copricapo signore,
che in fondo è un “basco con la visiera”,
dato che abbiamo in Sicilia regnante
un sole speciale, fin troppo splendente.
E più dei cappelli usati qua e là,
la coppola ha un pregio: ha l’umiltà!
Sei alto un metro e ottantasei?
Sei basso uno e cinquantasei?
E lei Ti lascia… quello che sei.
Non fa più alti di quelli che son
Autorità e gente comune…
Come fanno i cilindri, fez e tiare,
come i berretti con sopra i pon-pon.
La coppola, amico, … non fa distinzione,
e copre i pelati e i capelloni,
è un copricapo che non fa differenza:
copre ignoranza e intelligenza.
E se fosse vero che “coppola storta”
Sono i mafiosi senza decoro,
non è storta lei, storti son loro!
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