La famiglia Alliata principi di Villafranca e l’antico feudo di Triocala

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La famiglia Alliata principi di Villafranca e l’antico feudo di Triocala- Il Viaggio in Sicilia

Le origini degli Alliata e del principato di Villafranca.

Triocala era una località della Sicilia antica il cui nome è menzionato da Cicerone (Verr., V, 6) tra i 68 comuni della provincia. La località acquisì notorietà durante la seconda guerra servile, allorché Salvio, dopo avere fortificato questo luogo, già inattaccabile per natura, vi pose la sua corte.

Triocala (dal greco τὰ Τριόκαλα) prese il nome dalle sue tre caratteristiche naturali: la rocca che la rendeva inespugnabile, l’abbondanza delle acque e la fertilità delle sue terre. Qui gli Arabi eressero il “Castello delle querce”, in arabo “Qal’at Al-Ballut”, dal quale, forse, deriva l’attuale nome di Caltabellotta. Nell’epistolario di Gregorio Magno, Triocala compare tra le 13 diocesi presenti in Sicilia già nel VI secolo; in particolare, essa è ricordata tra le “diocesi rurali” che nell’Italia centro meridionale si distinguevano da quelle urbane per essere stanziate in centri minori privi di autonomia amministrativa. Studi recenti ipotizzano che l’antica diocesi coincidesse proprio con l’insediamento tardoantico e bizantino sito in contrada Sant’Anna a Caltabellotta. Questa sede episcopale ebbe però vita breve; abolita nella riorganizzazione territoriale della Chiesa siciliana voluta dai re Normanni, il feudo di Triocala fu poi donato da re Ruggero II all’archimandrita di Messina, insieme al monastero basiliano e alla chiesa di San Giorgio.

Il territorio di Troccoli (così fu successivamente storpiato l’antico toponimo di Triocala) giunse nelle mani degli Alliata allorché Antonio Alliata Settimo, sposo di Eleonora Luna Peralta contessa di Caltabellotta, ottenne la licenza regia dal Viceré Giovanni La Nuzza, assumendo l’investitura della contea di Caltabellotta. Nel 1499, con il titolo di conte di Caltabellotta, gli fu concesso di infeudare il territorio di Troccoli e, grazie alla “Licentia populandi”, poté così chiamare nuova popolazione nel feudo per accrescerne la produttività agricola. Quello stesso anno, Antonio Alliata chiese ed ottenne dal viceré che il nuovo insediamento fosse chiamato Villafranca. Secondo la tradizione il nome “Villafranca”, cioè “città esentasse”, si deve al gesto di grande magnanimità della famiglia Alliata che, insediatasi nel nuovo borgo, concesse ai contadini l’esenzione dal pagamento delle tasse per 10 anni.

Villafranca, dopo circa un secolo di baronia, diventò un principato con Francesco Alliata e Paruta (primo principe di Villafranca, a lui si deve la costruzione di Palazzo Alliata di Villafranca a Palermo), privilegio concessogli dal re Filippo III nel 1609, come ricompensa per i servìgi resi alla corona.


Famiglia di origini Pisane, gli Alliata giunsero in Sicilia nel XIV secolo affermandosi a Palermo come banchieri e mercanti. Dalla fine del XV secolo in poi gli Alliata crebbero sempre più in importanza, dapprima con il privilegio del feudo di Villafranca e poi acquisendo anche il titolo di principi del Sacro Romano Impero,  grandi di Spagna e pari del regno. A partire dal 1734 ottennero la carica di “Corrieri Maggiori” del Regno di Sicilia, amministrarono cioè il servizio postale dell’isola nella sede di Palazzo Villafranca a piazza Bologni, fino al 1786.

Abilissimi nell’intrattenere stretti rapporti con la corona, gli Alliata annoverano parentele con alcune delle famiglie più importanti dell’aristocrazia siciliana, come si evince dal loro stemma araldico affisso nel Salone da ballo di Palazzo Villafranca di Palermo: un’aquila imperiale bicipite regge al petto uno scudo d’oro con tre pali neri, attorno si trovano i blasoni delle famiglie apparentate dei Sala di Paruta, dei Di Giovanni, dei Morra e dei Colonna.

Agli inizi del XIX secolo il matrimonio tra Giuseppe Alliata principe di Villafranca e duca di Salaparuta e Agata Valguarnera principessa di Valguarnera  (nipote della sordomuta Marianna Ucrìa, fondatrice della villa Valguarnera a Bagheria, resa famosa dal romanzo “La lunga vita di Marianna Ucrìa” scritto da Dacia Maraini), apportò ulteriore lustro alla famiglia. Fu proprio nei possedimenti terrieri ereditati dai Valguarnera che, nel 1824, nacquero le cantine di Casteldaccia note in tutto il mondo con il marchio “Duca di Salaparuta” Vini Corvo.

Dell’antica Villafranca dei principi Alliata oggi si conservano solo i resti del castello del XVI secolo e la chiesa Madre risalente al 1540, di forma basilicale a tre navate, distrutta dal terremoto del 1968 e solo recentemente restituita al culto dei fedeli, e la torre dell’orologio, addossata alla chiesa Madre e all’ex castello.

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