La Grotta delle Trabacche: Catacombe

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Grotta dell Trabacche (Catacomba)- Il Viaggio in Sicilia

La grotta delle Trabacche è piena di testimonianze archeologiche di epoche passate, recentemente sistemata e resa pienamente fruibile dalla soprintendenza ai beni culturali. Non si tratta in realtà di una grotta naturale bensì di una piccola catacomba scavata negli altipiani calcarei che caratterizzano i monti Iblei. Nella credenza diffusa, le catacombe sono i luoghi ove i primi cristiani si nascondevano per sfuggire alle persecuzioni romane. Oggi questa visione è stata fortemente ridimensionata. La catacomba era infatti il cimitero per eccellenza delle prime comunità cristiane. Esse continuarono ad essere costruite anche dopo il 313 d.C., anno dell‘Editto di Tolleranza, emanato dall’imperatore Costantino che poneva definitivamente fine alle persecuzioni.


La catacomba delle Trabacche, per la sua forma e per le sue dimensioni è stata datata al IV sec. d.C., quindi dopo la fine delle persecuzioni contro i Cristiani. Si tratta di un ipogeo funerario formato da due grandi cameroni adiacenti. Entrando all’interno dell’ipogeo, colpiscono subito due monumentali sarcofagi scavati nella roccia. Questi sarcofagi sono ornati con una serie di colonne scavate anch’esse nella roccia (due ‘baldacchini’) e con ogni probabilità erano dedicate a due personaggi importanti o vicini alla santità della piccola comunità a cui apparteneva questo cimitero.

Oltre alla due tombe principali, lungo le pareti della grotta trovano posto varie altre cavità con dei sepolcri ad arcosolio. Alcune tombe si trovavano all’epoca anche sotto il livello del pavimento e sono oggi perfettamente visibili. Nell’ipogeo purtroppo non rimangono tracce di affreschi mentre è molto suggestiva la luce che entra da un “oculo” posizionato all’incirca al centro della grotta. Tale apertura, oltre alla luce faceva anche entrare l’acqua piovana. Per evitare allagamenti, il pavimento venne costruito in leggera pendenza ed un’apposita canaletta di scolo si dipartiva per eliminare l’accumulo di acqua.

Il primo a dare notorietà alla grotta delle Trabacche fu Jean Houel, pittore francese e viaggiatore nell’epoca del “Grand Tour”, che nel ‘700 viaggio attraverso la  Sicilia, raccontandone attraverso i suoi dipinti i luoghi più suggestivi. In alcuni suoi dipinti rappresenta proprio le Trabacche. Incerta è l’origine del nome. Secondo alcuni studiosi col termine “trabacca”, si indicava in siciliano un letto ornato da cortine, ricordando pertanto le tombe a baldacchino ivi localizzate. Tutta la zona è costellata di altri piccoli ipogei e di testimonianze di epoca bizantina.

Una contrada vicina prende il nome di “centopozzi”, ricordando i numerosi fori ed ipogei scavati nella roccia. Un’antica leggenda popolare voleva che dei diavoli fossero emersi dalla terra da questi pozzi. Molti visitatori, osservando le fotografie riportate in queste pagine o giungendo sul posto, troveranno il luogo familiare. Il motivo è presto spiegato. A dare nuovamente notorietà al sito, in anni recenti è stato il serial TV “Il commissario Montalbano”, tratto dagli omonimi romanzi di Camilleri. Uno dei primi episodi, “Il cane di terracotta”, vedeva alcune scene ambientate proprio in questo suggestivo luogo. Qui il commissario ritrova i corpi di due fidanzatini e un cane di terracotta che da il nome all’intero episodio.


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Dove si trova la grotta delle Trabacche? (maps)

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