Località Torre Faro

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Località Torre Faro- Il Viaggio in Sicilia

Torre Faro, il villaggio fra i due mari dove il Mito si fonde con la Storia.

Torre Faro, meglio conosciuta come Capo Peloro, o semplicemente lo Stretto di Messina, è uno dei luoghi più suggestivi di tutta la Sicilia. In questo lembo di terra che si allunga fino a dividere il mare Tirreno dal Mar Ionio, si può godere di una vista spettacolare, oltre ad ammirare e potere fare il bagno in acque limpidissime e più che invitanti. Siamo nella punta più estrema a nord della Sicilia, nel tratto più vicino alla Calabria e dove lo Stretto è più “stretto”! In un luogo in cui la geografia smette di essere astrazione e si fa concretala si calca sotto ai piedi: da una parte lo Jonio, la sue acque fresche e calme, trasparenti; dall’altra il caldo abbraccio del Tirreno, il panorama che muta, la città che si occulta alla vista e si fa riviera.

Per un siciliano guardare oltre lo stretto significa guardare non solo alla Calabria ma all’Italia intera, il cosiddetto “continente”, una terra apparentemente così vicina e che invece sembra lontanissima, per modi di vivere, usanze, tradizioni, clima, contesto e tanto altro ancora. Sembra quasi che quel breve tratto di mare di circa 3 km in realtà sia grandissimo e porti le due terre ad essere lontanissime.

Sorge qui l’antico borgo di Torre Faro, il piccolo villaggio marinaro che ha origine nel 1700, quando, al termine delle incursioni saracene e piratesche, alcuni abitanti di Casale di Faro (l’attuale Faro Superiore) si stabilirono a Capo Peloro per potersi dedicare a tempo pieno alla pesca. Negli anni il paese si popola sempre più e nel 1747 viene costruita la chiesa della Sacra Lettera, grazie anche al contributo dei pescatori e degli abitanti, che versano una piccola quota dei loro guadagni per sostenere l’allora piccola cappella. Nello stesso tempo, quasi sulla spiaggia di Punta Sottile, viene edificato un “lanternino” dal lato Ionio, rimosso poi con la costruzione del Pilone, di cui ai giorni nostri rimane la struttura cilindrica di cemento diventata ricovero di anziani e giovani che al riparo del sole e del vento conversano del mare e con il mare.

La crescita del villaggio non si arresta, e in seguito alla distruzione del terremoto del 1908 e dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, disordinatamente, senza un preciso piano regolatore, l’abitato si estende sempre più tra i due mari e i laghi di Ganzirri, fino a divenire negli ultimi decenni del ‘900 il luogo privilegiato di villeggiatura dei messinesi. Nel corso degli anni nascono i primi lidi balneari, dall’Horcynus Orca in giù, e sorgono numerose attività alberghiere e di ristorazione, che non intaccano tuttavia l’anima marinara del borgo, scalfita dalle tradizioni della pesca e dal suo rapporto archetipico con il mare.


La spiaggia di Torre Faro è considerata come una delle più belle spiagge della Sicilia, l’arenile di Capo Peloro offre ai bagnanti molteplici biodiversità sia nella flora che nella fauna, alternando parti sabbiose e ciottolato fino a zone costiere di un substrato duro e naturale chiamato “Beach Rock”,  un conglomerato che ospita comunità di organismi acquatici del tutto originali ed estese formazioni di biotipi protette a livello comunitario, un unicum in tutto il mar Mediterraneo.


I due manufatti che nell’immaginario comune rappresentano più di ogni altra cosa l’anima del luogo sono: il Faro e il Pilone.

Anticamente posto dove ora nasce il complesso architettonico del Forte degli inglesi, alla fine dell’800 il faro venne sostituito da una lanterna un po’ più a sud che venne poi distrutta dal terremoto del 1908 e quindi riedificata più alta e moderna, con le attuali otto facciate bianche e nere. Tutt’ora funzionante e di proprietà della Marina Militare di Messina, il faro (adesso in ristrutturazione) si eleva con una forma ottagonale per 36 metri, laddove è  posizionata la lanterna che emette due fasci di luce di colore verde, visibili a lunghissime distanze grazie alle sue lenti convesse.

Poche centinaia di metri più in là, ultimo baluardo visivo a cui si appiglia lo sguardo, ecco invece il Pilone, un traliccio in disuso della linea elettrica che attraversava lo stretto di Messina fra la Calabria e la Sicilia. Detto “pilone di Torre Faro” (in dialetto u piluni), fu progettato dalla Sae a partire dal 1951 e costruito tra il 1954 e il 1955 su commessa della Società generale elettrica della Sicilia (Sges); Inaugurato nel maggio 1956, è alto 225 metri, a  cui vanno sommati gli otto della base di calcestruzzo armato che lo sostiene, per un totale di 233 metri.

Fino al completamento dei piloni sul fiume Elba in Germania, il pilone di Torre Faro ha vantato il record del pilone più alto del mondo. Tuttavia il forte vento che costantemente soffia sullo Stretto ha indotto i tecnici all’utilizzo di cavi d’acciaio ad alta resistenza ma a bassa conducibilità elettrica, cosicché i cavi si sono rivelati con gli anni insufficienti per soddisfare la richiesta energetica (oltre che pericolosi per il trasporto aereo) e nel 1994 si è optato per la loro rimozione e la messa in attivazione di cavi sottomarini. Oggi il pilone resta una fonte di attrazione turistica, particolarmente suggestiva di notte, quando la struttura d’acciaio riflette le luci poste alla base e si staglia come un monolite solitario dalle acque scure dello Stretto.


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