Torre di Carlo V

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Torre di Carlo V- Il Viaggio in Sicilia

La Torre di Carlo V  è una massiccia costruzione (fortezza) ricavata da una torre più antica preesistente, quella forse che nel 1360, Federico D’Aragona concesse a Federico Chiaramonte, come risulta da un documento citato dal “Picone”, si presenta con l’aspetto che assume nel 1554, sotto il vice regno di Don Giuseppe Vega, a difesa del caricatore più importante dell’isola; la massiccia struttura, dalla forma tronco-piramidale, è sovrastata dal cosiddetto “terrazzo delle cannoniere”.


Le dimensioni e le difese della fortificazione, ancora oggi danno l’idea dell’importanza rivestita dal caricatore nell’economia dell’epoca. Già nel XV secolo l’allora “Marina di Girgenti” era uno dei più importanti caricatori di grano della Sicilia,  a guardia del quale venne costruita nel ‘500 l’imponente fortezza difendendo Porto Empedocle dalle incursioni piratesche.

Nel 1648 viene venduta col caricatore al vescovo Traina. Nel 1731 era armata con 19 cannoni. Dei quali uno ancora esistente in loco ed altri asportati e tenuti in casa da privati. Dopo la costruzione del Molo, nel Settecento, divenne la base di appoggio della difesa della riviera meridionale, perché da allora la costa venne pattugliata da due navi da guerra che partivano da Siracusa e Trapani e vi ritornavano dopo essere arrivate al porto di Girgenti. In conseguenza vi fu un calo delle incursioni barbariche.

Sotto il regno Borbonico venne poi utilizzata come prigione e, nel 1848 fu teatro del massacro di 114 detenuti inermi, reso noto dal celebre scrittore empedoclino Andrea Camilleri nell’opera “La strage dimenticata”.

Fatti uccidere per soffocamento dall’ufficiale che comandava la casa di pena, il maggiore Ignazio Sarzana. I 114 detenuti, che per molti studiosi erano di più, furono uccisi perché, essendo scoppiata la rivolta a Palermo ed essendoci alcuni loro familiari dinanzi alla torre che ne reclamavano la libertà, il maggiore Sarzana per evitare la rivolta, diede ordine di metterli assieme nella fossa comune. Per impedire poi che le loro grida si sentissero fuori, fece chiudere l’unica presa d’aria della fossa, non prima di aver fatto gettare dentro tre petardi. Fumo e mancanza d’aria soffocarono gli sventurati.

Fu una strage orrenda. Sui morti venne poi gettata della calce che non bastò a coprirli, per cui, per seppellirli, si dovette procedere a trasportarne alcuni sulla spiaggia del Caos. Ancora più grave della strage, fu il silenzio delle autorità dell’epoca che occultarono la sorte tragica dei 114 detenuti. Gli assassini e i complici silenziosi fecero la loro carriera sotto i Borboni prima, e poi nell’Italia unita. Il maggiore Sarzana fu promosso e trasferito al comando della piazza militare di Licata, come governatore del real Castello a mare S. Giacomo. Da questo punto di vista alla Torre è legata la pagina più nera della storia di Porto Empedocle.

L’interno è composto da alcuni ambienti la cui copertura è del tipo volta a botte. Nel basamento della torre erano state ricavate delle larghe fosse, colmate poi dopo il 1860, destinate all’accoglimento di generi di vettovagliamento. Vi si trovava tuttavia una grande cisterna, dove defluivano le acque piovane che si raccoglievano nell’edificio e che, spesse volte servivano a dissetare il paese. Ampie camere, coperte da volte a crociera, ma molto basse, si aprono al piano superiore.

La luce vi perviene da finestre feritoie quasi incastonate tra pareti di circa sei metri di spessore.
L’ingresso odierno è stato creato di recente, mentre ancora durante la dominazione borbonica si accedeva alla torre da una scala esterna che raggiungeva l’ampio portone situato a circa sette metri di altezza mediante un lungo pianerottolo mobile che la sera veniva levato per chiudere l’ingresso.

Di questa porta oggi non c’é nessuna traccia. E stata murata quando la torre, dopo l’unificazione d’Italia, venne adibita a carcere, così come a bagno penale, già i Borboni l’avevano destinata a partire dal 1780, deportandovi 200 condannati ai lavori forzati, con l’incarico di attendere all’espurgo del porto.
Oggi è adibita a centro artistico-culturale.


Dove si trova la Torre di Carlo V?

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