Perché vivere al mare rende più felici?
Uno studio conferma che abitare in località marine migliora la salute fisica e mentale, e mette anche di buonumore.
Rilassa, diminuisce l’ansia e ringiovanisce le menti stanche. No, non stiamo parlando di un nuovo farmaco miracoloso e nemmeno dell’ultima trovata pubblicitaria, bensì del mare.
Un posto in cui rigenerarsi dal caldo e dal caos della città dopo un anno di duro lavoro, ma soprattutto un luogo che fa bene al cervello e rende felici. “Bella scoperta”, direte voi.
Eppure ad avvalorare gli effetti benefici del mare, e più in generale dell’acqua, sugli individui ci ha pensato la scienza, grazie a una ricerca condotta qualche anno fa dal biologo marino Wallace J. Nichols, autore di “Blue mind”, secondo cui, appunto, stare a contatto con l’acqua ci rende più felici e rilassati.
Per lo studioso le evidenze neuroscientifiche dimostrano che a contatto con l’acqua (non solo mare dunque, ma anche laghi e fiumi) si innescano una serie di processi fisiologici e cerebrali in grado di influenzare il corpo e la mente.
Non è un caso se molte delle persone che decidono di cambiare vita e trasferirsi all’estero scelgano proprio località di mare.
Il volume di Nichols è il frutto di dieci anni di ricerche che documentano come la vicinanza all’acqua stimoli il nostro cervello al rilascio di sostanze chimiche collegate alla felicità quali dopamina, serotonina e ossitocina.
In particolare, secondo il ricercatore sono cinque i benefici che l’acqua porta al cervello per raggiungere la felicità. Innanzitutto il colore, il blu, che sembra essere il preferito al mondo. L’autore riporta un progetto di ricerca del 2003, in cui è stato chiesto a 232 persone in tutto il mondo di indicare il proprio colore preferito.
Per la maggioranza degli intervistati era appunto il blu, una tonalità che a quanto pare dà sollievo e abbassa i livelli di ansia, infondendo un senso di calma e tranquillità.
Il secondo beneficio ha a che fare con le nostre origini. Nichols sostiene infatti che l’acqua ci riporta al nostro stato naturale.
D’altronde la vita di ogni uomo comincia nell’acqua – il liquido amniotico che ci avvolge nell’utero – e il nostro corpo da bambini è composto per il 75% da acqua. Invecchiando, questa percentuale scende al 60% ma il nostro cervello, un fluido cerebrospinale chiaro e privo di colore, è ancora acqua per tre quarti e le nostre ossa per il 31%.
Addirittura i feti umani, all’inizio dello sviluppo, hanno ancora strutture simili a fessure branchiali. Lo studioso parla di una «connessione biologica all’acqua» che sollecita una risposta immediata nei nostri cervelli.
Il mantenimento della quantità adeguata di idratazione è fondamentale inoltre per il corretto funzionamento dei nostri organi.
Tutti noi conosciamo il mito della fonte dell’eterna giovinezza, una leggendaria sorgente simbolo d’immortalità e di eterna gioventù presente nella mitologia medievale e classica di molte culture. Ebbene, anche se non esattamente in questi termini, l’acqua ha il “potere” di ringiovanire le menti stanche.
Per confermare la sua teoria l’autore cita uno studio del 1995 pubblicato su Environmental Psychology, in cui si analizza il rendimento e la concentrazione di due gruppi di studenti.
Uno a cui erano state assegnate stanze con viste su alberi, laghi, prati e un altro a cui erano state date stanze su vedute urbane. Il primo gruppo aveva ottenuto i risultati più brillanti e aveva una maggiore capacità di attenzione funzionale.
L’ambiente naturale favorisce quindi la concentrazione e aumenta il senso di calma, tanto da migliorare il livello di attenzione e la risposta creativa, con effetti positivi sull’autostima e la generosità fra le persone. L’acqua, in altre parole, aiuta a concentrarsi e a mantenere attivo il cervello.
Per godere dei benefici dell’acqua, inoltre, non serve per forza bagnarsi. Basta anche solo trovarsi in prossimità per sentirsi più rilassati.
Per calmarci a livello subconscio, secondo lo studioso, è sufficiente infatti osservare un paesaggio marino. Tramite risonanza magnetica funzionale, gli scienziati hanno rilevato che guardare immagini di natura attiva le parti del nostro cervello legate ad un atteggiamento positivo.
Al contrario, alla vista di paesaggi cittadini ad attivarsi sono soprattutto le aree collegate allo stress. Tra tutti i paesaggi naturali, quelli marittimi risultano i migliori per il nostro cervello. Il paesaggio marino, dunque, ha l’effetto di una vera e propria medicina antistress: quando ci troviamo vicino all’acqua respiriamo meglio e l’organismo incamera ossigeno.
E se ammirare paesaggi ci rilassa, stare a contatto con l’acqua nella vita reale ci rende felici. A tal proposito Nichols riporta i risultati di una ricerca effettuata tramite l’applicazione inglese Mappiness, che mappa la felicità, su un campione di circa 22mila utenti.
A tutti loro era stato chiesto di valutare il proprio grado di felicità in diversi momenti e, secondo le risposte inviate (più di un milione), le persone erano più serene quando erano all’aria aperta ed ancor più felici (del 5,2%) quando si trovavano vicino a un corso d’acqua.
Non è la prima volta che ricercatori e analisti studiano gli effetti benefici del mare. William Dorfman, professore di psicologia alla Nova Southeastern University, ha scoperto ad esempio che il rumore delle onde che si infrangono sul bagnasciuga rilassa il cervello ed equilibra i livelli di sostanze chimiche benefiche nel nostro organismo, come serotonina e dopamina.
E ancora, una ricerca del 2013 pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet, prendendo in esame 1040 donne in gravidanza ha dimostrato, attraverso le analisi sulla concentrazione urinaria di iodio, che l’ambiente marino favorisce il benessere della donna e del feto.
Nuotare nell’acqua salata annulla il peso del corpo dando una sensazione di leggerezza, un profondo piacere e migliorando così l’umore. Insomma il mare come toccasana per corpo, mente e anima.
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